Sempre più frequentemente sentiamo parlare del patrimonio umano, collegato ai temi del lavoro e più in generale dell’economia con riferimento alle attività produttive. La teoria del capitale umano, sostiene che è l’uomo e il suo bagaglio di conoscenze a costituire una risorsa tanto importante quanto il capitale finanziario dell’azienda. Un importante asset che fa la differenza soprattutto in tempi di crisi.
A coniare il termine, nel 1961, fu il premio Nobel per l’economia Theodore Schultz, per cui il capitale umano e la sua crescita poteva essere considerato come la caratteristica più distintiva dell’intero sistema economico moderno, definendo l’Insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute in genere dall’individuo, acquisite non solo mediante l’istruzione scolastica, ma anche attraverso un lungo apprendimento o esperienza sul posto di lavoro. Esse non sono quindi facilmente sostituibili, proprio perché elaborate dal soggetto stesso che le ha acquisitele ed in grado di facilitare la creazione di benessere personale, sociale ed economico. Nel tempo si è compreso che La risorsa umana, non rappresenta più solo un costo, ma soprattutto viene vista come un valore aggiunto, un elemento attivo, che custodisce al suo interno un patrimonio enorme di esperienze e competenze, che vanno puntualmente a incidere direttamente al cuore dell’impresa in questione.
Pur non potendo essere misurate univocamente, le componenti del capitale umano, determinano tuttavia la qualità della prestazione erogata dal detentore, e concorrono ad aumentare la produttività di un’impresa e a qualificarla, influenzandone talvolta i risultati.Tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, questo tema è stato oggetto di rinnovato interesse tra gli studiosi del settore, assurgendo ad essere definito come uno degli elementi principali che realizzano parte del valore aggiunto della crescita economica, migliorando quindi le condizioni generali del sistema nel suo complesso e quelle economiche dei lavoratori. Prova ne sia che il dibattito aperto nella letteratura economica, evidenzia soprattutto nella conoscenza e nelle competenze personali gli elementi che le aziende privilegiano all’atto della assunzione di nuove figure professionali.
Durante questi studi, si è provato a misurare il valore aggiunto che ogni dipendente e collaboratore apporta a un’organizzazione. Un valore aggiunto che trova nella digitalizzazione una leva essenziale, come si legge ad esempio anche nel Rapporto annuale 2022 dell’Istat: “La produttività all’interno dei settori è stata probabilmente influenzata dall’accelerazione nell’adozione delle tecnologie digitali a seguito della pandemia, che ha favorito il ricorso al lavoro da remoto, stimolando le imprese a riorganizzarsi e a diventare più efficienti. La crescita del valore aggiunto per ora lavorata è infatti risultata particolarmente elevata nei settori produttivi maggiormente digitalizzati, in cui il ricorso al lavoro agile è stato tempestivo e più diffuso”.
Si può affermare quindi che vi è una relazione tra Capitale umano e crescita economica, nel campo della letteratura economica si potrebbe prendere come esempio il caso della Microsoft dove a dimostrarlo sono i numeri, qui le risorse umane disponibili, sono pari a 220 mila unità, che lavorano per la multinazionale, le quali sono capaci di generare un fatturato pari a 51,7 miliardi di dollari. Ecco quindi come questo semplice esempio, renda evidente e definisce meglio di tante parole la relazione tra capitale umano e crescita economica.
Altro dato che merita di essere approfondito, riguarda la relazione tra reddito pro capite e livello di istruzione. Si potrebbe partire da quasi una ovvietà, “chi ha un alto livello di istruzione percepisce retribuzioni maggiori” invece ci troviamo di fronte ad una prova di come il mercato del lavoro valuta il capitale umano, succede quindi che a livello internazionale si calcola che nei paesi sviluppati l’individuo che acquisisce un anno in più di istruzione, vede aumentare la sua retribuzione di circa il 10 %.
E’ molto aumentato il numero delle aziende che ritengono di dover affrontare i temi di una formazione costante e continua nel tempo per i loro addetti, vuoi per la complessità degli strumenti da utilizzare, ma anche per dotare il proprio capitale Umano delle competenze necessarie alle sfide dei mercati, tra l’altro a contare non è solo il periodo di tempo trascorso sui banchi dell’istruzione formale, ma anche le competenze acquisite al di fuori, come ad esempio Master dedicati, o formazione mirata all’uso dei mezzi, è naturale quindi, che dotarsi di strumenti di conoscenza, agevola quella cultura della crescita che inizia con l’attribuire valore all’apprendimento . Le stesse spese destinate all’accrescimento delle capacità produttive dei singoli individui, oggi, vengono considerate come degli investimenti utili ad incrementare il successo dell’azienda.
Vale la pena spendere qualche parola sui Circoli Della Qualità, cosa sono? sono essenzialmente una metodologia aziendale per la soluzione dei problemi, o per il miglioramento della qualità dei processi produttivi, e consistono nella costituzione di piccoli gruppi di lavoratori che insieme al management dell’azienda si incontrano e fanno emergere dal basso azioni migliorative verso i processi produttivi, essi nascono negli anni 50 del secolo scorso in Giappone e arrivano in Europa e in Italia alla fine degli anni 70, personalmente ho anche partecipato ad uno di loro. Penso che questa modalità se perfezionata nelle sue parti, e attualizzata, possa essere considerata un’ottima palestra dove allenare il capitale umano delle aziende, ricordo che allora questo progetto fu osteggiato dalle sigle sindacali, che forse non avevano capito fino in fondo la portata del progetto, credo sia stata un’occasione mancata, spero in un ripensamento.
In conclusione, con queste brevi considerazioni, ho voluto sottolineare su quello che è, e quello che rappresenta oggi la consapevolezza da parte delle aziende verso il Capitale Umano, possiamo dire che la cultura aziendale e il capitale umano di un’impresa risultano essere tanto importanti quanto il fatturato, la capitalizzazione azionaria o il valore degli investimenti in beni materiali. Si stabilisce così una particolare analogia fra capitale umano e capitale Non umano (attrezzature e impianti). Gli investimenti in capitale umano sono destinati ad accrescere la capacità produttiva e i redditi degli individui; gli investimenti in capitale Non umano sono finalizzati all’incremento delle capacità produttive e dei redditi delle imprese.