La prima domanda riguarda la differenza che vedi tra la guerra al COVID-19 e quella ai Tedeschi.
“Avevo 13 anni quando eravamo ai “Cameroni Rossi” frazione di Montevecchio in provincia di Cagliari, le analogie riguardano il fatto che non sapevamo se e quando i tedeschi sarebbero tornati come facevano ogni tanto. Ogni giorno e ogni notte stavamo con il cuore in gola, con la paura che potessero tornare, non eravamo nella condizione di uscire liberamente.”
Per la prima volta questa generazione, si sente senza libertà e non abituata all’attesa e all’incertezza.
“E’ vero abbiamo perso la nostra libertà di organizzare le nostre giornate, però mi pare che stiamo imparando a dare un senso a quello che facciamo, e questo è positivo perché la vita moderna è segnata da decisioni immediate, che spesso non considerano il passato, la memoria . Oggi di certezze ce ne sono poche e non sappiamo quando ritornerà una stagione di certezze nuove che sappiano riscoprire il valore della memoria e della speranza.”
Hai paura?
“La paura nei giorni come questi è un sentimento naturale e non si può cancellare, fa parte della nostra vita, tra l’altro ritengo che non sia del tutto negativa, perché ci rende più attenti ai dettagli a cose che normalmente tralasci o non vedi, ma non deve diventare il nostro demone.”
Per il cibo , ad esempio?
“Tra tutte non mi pare che questa sia al primo posto, tra l’altro credo sarebbe bene evitare di ingrassare , semmai evitare alcuni momenti di isteria collettiva come alcune scene viste in Televisione dentro ai supermercati, ma qui il Coronavirus non centra nulla. Ansie e paure aumentano quando non conosciamo la natura del pericolo, so che non è facile controllarle ma almeno non esageriamo”.